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Donne nella scienza: da una giornata internazionale alla narrazione quotidiana

Come rendere concreto l’obiettivo di valorizzare le competenze delle donne scienziate e ricercatrici promuovendo cultura, consapevolezza e un nuovo modo di raccontarle.

Nel 2015 l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha eletto l’11 febbraio la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, per rendere centrale e paritario il ruolo delle donne in tutti gli ambiti, e per sottolineare che devono essere garantite pari opportunità nella carriera scientifica. L’impegno dell’ONU è ben presente anche nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il cui quinto obiettivo è proprio quello di raggiungere l’uguaglianza di genere. Per un mondo equo e per rendere davvero concreto l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, una sola giornata non basta: ogni giorno dovrebbe essere l’11 febbraio. Le donne, infatti, rappresentano solo il 29,3% dei ricercatori a livello mondiale (UNESCO Institute for Statistics, 2019).

Per questo motivo, dal 2017, She is a Scientist – progetto editoriale a cura di Nicole Ticchi, Serena Fabbrini e Silvia Sironi – valorizza le donne nella scienza, svincolando le competenze dall’immagine che ogni donna vuole mostrare di sé e per il terzo anno consecutivo organizza un’iniziativa in occasione della giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza ma, proprio con l’idea che una sola giornata non renda giustizia alla causa, vuole celebrare la ricorrenza per tutto il mese di febbraio.

Nasce quindi l’idea della campagna social per raccontare le scienziate, con testimonial dal mondo della ricerca e della comunicazione scientifica e con una call to action (#shelookslikeascientist) aperta a tutte, per portare al pubblico esempi di scienziate che sono riuscite a realizzarsi professionalmente e nella vita privata, elette a tutti gli effetti role models per le prossime generazioni. Un’azione concreta per combattere gli stereotipi legati all’immagine delle donne che lavorano in ambito scientifico, raccontando le loro storie soprattutto attraverso le loro passioni personali.

Oltre a questo, un ricco calendario di eventi organizzati per toccare alcuni dei temi cruciali sul tema del gender gap, con ospiti scelti fra chi si occupa di ricerca in Italia e all’estero, chi fa giornalismo e comunicazione, chi ha vinto premi per la propria carriera e chi si è data all’imprenditoria, che si alterneranno nelle dirette sui canali social con l’obiettivo di far sentire più voci possibili.

Roberta Villa, Cristina da Rold, Fondazione AIRC e tanti altri saranno in prima fila proprio per fare il punto della situazione e tirare le fila su come stanno andando le cose nei diversi ambiti coinvolti nella discussione.

Donne e scienza oggi: quante sono e come vengono narrate

La scienza viene ancora oggi percepita come un settore a prevalenza maschile, dove il dato mondiale di occupazione femminile nel mondo è sconfortate. L’Istituto delle statistiche dell’Unesco riporta che, a livello globale, sul totale delle persone impiegate nella scienza solo il 30% è rappresentato da scienziate donne, con fluttuazioni che variano tra le diverse zone nel mondo; in Italia sono il 35%. Da vicino, dati alla mano (Global media monitoring project), le donne coinvolte in qualità di esperte sono ancora meno, ovvero circa il 19% sul totale. È ovvio che i fattori alla base di questa situazione sono molteplici e che non si possono ridurre ad una mera prevalenza maschile, quanto più ad un modello culturale maschilista in cui tutta la comunità, scientifica e non, è inserita: uomini e donne, senza distinzione alcuna. Questa è infatti la situazione che emerge anche dai numerosi studi scientifici pubblicati da vari team di ricerca nel campo della psicologia e delle neuroscienze, che analizzando i bias cognitivi a livello inconscio sono in grado di confermare quanto la difficoltà ad associare il talento e le competenze scientifiche alle donne sia insita nelle nostre credenze più recondite, più di quanto ci piaccia pensare.

La situazione non appare più rosea nemmeno per quanto concerne il modo in cui le donne e i loro traguardi vengono raccontati sulla stampa e sui media in generale, dove nel tentativo di creare notizia sull’argomento si mette ancora troppo in risalto il genere. Donne che fanno cose straordinarie, donne che raggiungono posizioni apicali, ma delle quali prima ancora di sapere nome e cognome sono noti figli, mariti e dettagli ininfluenti.

Finché di fatto la notizia continuerà ad essere il genere di chi compie l’impresa, come se si trattasse della vera eccezionalità, non avremo davvero una narrazione equa di donne e uomini. Nella scienza, come in qualsiasi altro campo.

Arduo il compito di chi, nel suo piccolo e ad una platea ristretta, sta iniziando a portare a galla questi aspetti, facendo riflettere e instillando il dubbio che qualcosa non stia andando nella direzione giusta. Sono sempre di più, tuttavia, le voci che si aggiungono per perorare la causa e per far sì che raccontare i successi di una donna diventi un atto di rispetto e non un’occasione di scoop.

She is a scientist per la consapevolezza e la cultura del gender gap

She is a Scientist, approdato online nel 2017, nasce proprio con l’idea di raccontare come vengono percepite e come si auto-percepiscono le donne nella scienza e con l’obiettivo di creare una nuova narrazione del gender gap. A partire dall’esplorazione dei report e degli studi scientifici sull’argomento, offre strumenti divulgativi per contribuire a creare consapevolezza e conoscenza su un fenomeno che necessita oggi più che mai di un cambiamento culturale, oltre che legislativo. Grazie alle competenze e all’esperienza nella ricerca e nella comunicazione scientifica del team, i contenuti e gli obiettivi si sono affinati nel tempo, con lo scopo principale di valorizzare realmente le competenze professionali svincolandole dall’immagine che ogni donna vuole dare di sé.

Grazie alle campagne social lanciate in questi anni, la community si è ampliata molto e ha permesso di creare un dialogo proficuo, aprendo le porte a nuove collaborazioni e continui confronti. Un aspetto molto interessante è l’attuale presenza di un buon numero di uomini fra i follower, prevalentemente giovani, un segno che il gender gap è più un tema di interesse solo per le donne e che l’attenzione sta aumentando in generale, soprattutto tra le nuove generazioni.

Una partecipazione che, si auspica, diventi sempre più attiva anche all’interno del team, per far sì che la discussione si arricchisca grazie alla diversità di punti di vista e si possa parlare di parità a tutti gli effetti. I progetti sui social che affrontano il tema del gender gap, inoltre, stanno diventando sempre più numerosi, facendo crescere una platea di voci complementari che affrontano questo tema con strategie diverse e arricchiscono l’offerta di contenuti e spunti di riflessione.

In piena tradizione scientifica, lo si può definire una ricerca nella ricerca; un continuo esperimento di comunicazione su un fenomeno che riguarda la scienza stessa, e che con metodo rigoroso estrae, analizza ed elabora le componenti nella speranza di essere fra le voci del cambiamento.

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