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Divulgazione scientifica su Instagram: istruzioni per l’uso

Sono oltre un miliardo gli utenti attivi su Instagram e sono piuttosto giovani, curiosi e pronti ad assorbire contenuti di ogni genere. Ma, oltre all’enorme platea che offre, viene naturale chiedersi: perché dovrei iscrivermi ad Instagram se mi occupo di scienza, tecnologia e innovazione? Proviamo a capire come fare divulgazione scientifica su Instagram,  e perché approdare su questo social per la tua azienda o il tuo progetto scientifico può essere una buona mossa.

 

La demografia degli utenti di Instagram

La primissima motivazione per la quale chi si occupa di divulgazione scientifica dovrebbe creare un profilo su Instagram per la propria attività è strettamente legata ai frequentatori di questo social: adolescenti appena maggiorenni e giovani adulti sono infatti la fetta di pubblico più grande, e rappresentano circa il 60% degli utenti [fonte: Statista].

Chi ha un’attività che si occupa di scienza avrà spesso notato quanto sia difficile far arrivare i propri prodotti e servizi ai più giovani, che spesso sono completamente assenti dalle statistiche. Creare un account su Instagram può essere considerato come un investimento a lungo termine, proporre contenuti per il nostro target principale ma renderli fruibili anche ai più giovani con costanza – o, perché no, crearne ad hoc – potrebbe essere la chiave per accalappiarsi una buona fetta di pubblico ancor prima che abbia il reale bisogno di richiedere i nostri servizi.

 

Il contatto con il pubblico

Un altro aspetto importante dell’account Instagram è lo scambio con la propria audience. Su Facebook i commenti sono spesso difficili da gestire e i messaggi possono essere molto lunghi ed avere bisogno di interi articoli di risposta. Twitter dà poca possibilità di dialogo con il suo limite di caratteri.

Su Instagram, oltre ai messaggi, c’è la possibilità di creare uno scambio con il pubblico più semplice ma altrettanto efficace. Ad esempio, si può decidere nelle storie di ricorrere ai “box di domanda” o ai “sondaggi” in determinati momenti. Le storie hanno una durata di 24 ore e altrettanto durevole sarà quindi la finestra di tempo nella quale si potrà essere contattati in quella forma.

Questo metodo è utilizzato da divulgatori scientifici di grande successo come Adrian Fartade o Beatrice Mautino: spesso accompagnano un approfondimento pubblicato nelle storie con un box di domande finale, che permette agli utenti di ricevere ulteriori chiarimenti, e a loro di capire quali aspetti sono risultati più ostici, così da poter decidere se affrontare con maggiore dettaglio l’argomento trattato.

Un ottimo modo per comprendere gli argomenti più “caldi”, quelli che hanno bisogno di essere trattati meglio e quelli che, invece, non piacciono o non creano engagement.

Per chi non deve ricorrere al self-branding ma si occupa invece di una società a tema scientifico/tecnologico, gli strumenti che fornisce Instagram sono altrettanto importanti (leggere il prossimo paragrafo per credere).

 

I dati statistici

Quando si crea un account aziendale su Instagram si hanno molti strumenti che un profilo comune non ha, come le statistiche sui propri follower, divise per post, storie e reel. I dati sono piuttosto approfonditi e permettono di ottenere varie informazioni: la storia è stata vista o saltata? Gli utenti hanno aperto il post condiviso nella storia? Quanto è stato coinvolto il pubblico nell’ultimo post pubblicato? E nei precedenti che trattavano lo stesso argomento?

A tutte queste domande si risponde facilmente con i dati statistici forniti da Instagram alle aziende, ma sul lungo periodo le domande a cui si può rispondere studiando questi numeri sono molto più interessanti: quali argomenti piacciono di più al pubblico che frequenta l’account? Quale tipologia di pubblicazione è preferita dal mio target?

Insomma, gli insight di Instagram permettono di avviare una piccola indagine di mercato senza doverne fare realmente una, garantendoci di sapere sempre quali sono gli argomenti migliori da trattare, di maggiore interesse fra chi ci segue.

 

I contenuti “in pillole”

Arriviamo alla domanda chiave: come ottenere l’attenzione di tutti, anche dei futuri clienti?

L’aspetto forse più interessante di Instagram è la possibilità di diversificare i contenuti. Sicuramente il lavoro di pianificazione ed editing non può essere completamente slegato da una campagna social, ma Instagram permette di condividere contenuti più brevi, rapidi, “cotti e mangiati”. “Pillole” di scienza o aneddoti sono sempre graditi, la curiosità è un buon motore per attrarre pubblico.

È il caso dell’account Instagram dedicato alla divulgazione scientifica dei Laboratori di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che condivide post di fisica in pillole, spesso legati ai loro progetti, che attirano la curiosità di chiunque. La curiosità viene sfamata dopo appena 1.000 – 1.500 caratteri.

“Che succede se cadiamo in un buco nero?” o “Il gatto di Schrödinger è vivo o morto?” sono un paio di titoli molto furbi utilizzati per incuriosire chiunque capiti per caso nei loro spazi.

Tra gli altri pro la possibilità di rivolgersi direttamente al proprio pubblico appena “è necessario”, registrando video informativi e di debunking “veloci”, senza dover necessariamente ricorrere all’editing dei video, uno strumento molto utile ma anche impegnativo.

Fondamentale per Instagram è avere anche cura della grafica e dell’identità visiva della propria attività. Su Instagram è l’immagine che deve catturare l’utente, perché è la prima cosa su cui si sofferma l’occhio. Su questo social fortemente visivo, se la grafica non è chiara o il contenuto non si può intuire, difficilmente si leggerà la didascalia.

 

Progetti di divulgazione scientifica su Instagram

Oltre ai profili citati fin qui, ci sono molti altri esempi da poter seguire e da cui trarre ispirazione. Per quanto riguarda progetti collettivi, le storiche pagine di divulgazione “Chi ha paura del buio?” e “Scienze Naturali” hanno deciso di affiancare al loro canale principale, Facebook, un profilo Instagram. Questi due esempi sono importanti perché avere un grande riscontro su una piattaforma non significa limitarsi ad essa: il pubblico cambia, i giovani si spostano su altri social network e la strategia migliore è ampliare l’offerta piuttosto che canalizzarla in un unico punto.

 Tra i divulgatori più noti c’è sicuramente Dario Bressanini, “l’amichevole chimico di quartiere”, molto conosciuto su Youtube e che su Instagram riscuote un notevole successo con i suoi video “casalinghi”. Con uno stile completamente diverso è da citare Barbascura X, altro noto “Youtuber” scientifico, i cui video di approfondimento sono molto apprezzati per la sua modalità schietta e irriverente, “da pirata”, di comunicare.

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