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Comunicare la scienza nelle istituzioni: il public engagement tra opportunità e complessità

Un rapido sguardo alla comunicazione della scienza nel mondo istituzionale, dalle università alle associazioni fino ai centri di ricerca, per capire l’importanza di coinvolgere il pubblico e ideare strategie innovative per una efficace condivisione del sapere.

Coinvolgimento, interazione, cooperazione e confronto. Fra gli obiettivi strategici per una comunicazione scientifica di qualità sempre più efficace e capillare, capace di rendere la comunità partecipe dei processi di cambiamento, il cosiddetto engagement dei pubblici gioca un ruolo sempre più centrale per le istituzioni. Che si tratti di ricerca, di insegnamento, di attività di innovazione o policy making, l’imprinting è sempre più chiaro: è necessaria una maggiore condivisione della conoscenza e del suo complesso processo di costruzione.

Un processo che può partire proprio dall’approccio ormai diffuso della Responsible Research and Innovation, che prevede l’impegno congiunto tanto degli attori quanto del pubblico nella ricerca e nell’innovazione, consentendo un accesso più facile ai risultati scientifici, l’attenzione all’etica nei contenuti e nei processi, ma anche un’educazione scientifica adeguata che permetta di comprenderli.

Il coinvolgimento di qualità può essere quindi un vero e proprio meccanismo bidirezionale, messo in atto con l’obiettivo di generare vantaggi reciproci tra il pubblico e i ricercatori e, in ultima analisi, migliorare la qualità e l’impatto della ricerca. Con quali modalità?

  • Informare e ispirare il pubblico sui progressi della ricerca, esplorando modalità efficaci per raccontare il lungo e articolato processo della scoperta, fatto di successi, insuccessi e di forti incertezze di cui la scienza è da sempre costellata.
  • Ascoltare le opinioni del pubblico, creando occasioni per rendere partecipi i ricercatori delle domande delle preoccupazioni in merito alla loro ricerca, ma anche opportunità per ascoltare nuove prospettive e intuizioni.
  • Collaborare con il pubblico su progetti concreti, con un confronto volto a definire nuove direzioni, nuove politiche o l’attuazione dei risultati della ricerca futura.

Come mettere in atto, quindi, una tale strategia di condivisione rendendo sempre più fruibile il sapere scientifico e rimanendo in costante ascolto della voce di coloro che vi prendono parte a vari livelli? Se i progetti di divulgazione come le Notti Europee della Ricerca e i festival scientifici sono ormai una realtà consolidata, il mondo del web ha ancora molte opportunità inesplorate nel contesto istituzionale italiano.

La comunicazione della scienza nell’era digitale

La comunicazione scientifica digitale ha profondamente cambiato le dinamiche con cui le informazioni vengono veicolate e ha il merito di aver contribuito fortemente a ridurre le distanze tra i comparti eterogenei di una società sempre più fluida. In questo veloce percorso di cambiamento anche le istituzioni accademiche, depositarie di una enorme mole di dati e di sapere scientifico, vedono aumentare il proprio potenziale comunicativo e si allineano lentamente ad una linea d’azione che le vuole sempre più esposte in prima linea nella divulgazione della scienza.

Se i contenuti non mancano e sono, al contrario, numerosi e variegati, la strategia non è sempre così facile da individuare. Così come, paradossalmente, non è semplice trovare una risposta univoca alla più ingenua delle domande: cosa comunichiamo?

Costruire un piano di comunicazione efficace per una realtà multiforme, dinamica e ricca di offerta come quelle dedicate alla ricerca e all’innovazione significa costruire un altrettanto accurato approccio di analisi nei confronti di tale offerta, identificarne gli asset, i punti di forza, i tratti distintivi e trovare un’angolazione originale, efficace ma scientificamente corretta, per raccontarli. Significa quindi investire tempo e competenze in un ambito che ancora troppo spesso viene percepito come non prioritario, nonostante i fatti e le deliverables dei progetti dicano esattamente il contrario.

Come affrontare quindi questo compito facendolo diventare una grande opportunità di crescita e di scambio e non una semplice incombenza?

Conoscere il contesto

Analizzare le potenzialità di un’istituzione e gli asset comunicativi può rappresentare un processo potenzialmente infinito, dove si rischia di tralasciare aspetti interessanti o di non trovare la giusta chiave per proporre adeguatamente le notizie importanti.

Conoscere il contesto in cui altri attori della stessa tipologia si muovono, analizzare le strategie messe in atto misurandone le performances a livello percettivo e studiare le offerte proposte sul “mercato” permette di capire, esattamente come capita per il settore privato, quali linee di azione possono rivelarsi valide, e di incrociarle con le esigenze del proprio territorio di riferimento, ascoltandone le necessità e cogliendone le opportunità di valorizzazione. 

Le figure professionali

Il mondo della comunicazione è ormai, alla stregua di molti altri ambiti, in evoluzione continua e spedita, in un processo dove l’aggiornamento periodico delle competenze si rivela necessario per rimanere al passo con le numerose opportunità che possono fare la differenza all’interno di un team. È per questo che, nell’ottica di investire risorse economiche nella messa in atto di strategie comunicative, il coinvolgimento di risorse umane formate e dotate di conoscenza delle dinamiche nel campo della comunicazione scientifica si rivela di primaria importanza e apre le porte ad una visione ibrida e trasversale. È anche per questo che i corsi di formazione e i master per comunicatori e giornalisti scientifici stanno diventando sempre più preziosi e valorizzati.

Uscire dalla comfort zone

Una comunicazione del progresso scientifico efficace e accattivante va di pari passo con l’evoluzione della scienza stessa, si fa portavoce del progresso sia nei contenuti che nelle modalità di espressione, dando ragione di come questi due aspetti siano in realtà fusi insieme più di quanto si possa immaginare. Misurarsi quindi con mezzi e modalità sempre nuove per comunicare gli stessi contenuti con angolazioni e strumenti differenti, uscire dai canoni classici della comunicazione istituzionale e mettere a tacere il timore di perdere la propria autorevolezza, concede la possibilità di sperimentare e raggiungere potenzialmente nuovi target e, soprattutto, di togliere un velo di austerità ad ambienti che storicamente sono stati percepiti come chiusi in sé stessi.

Uno degli esempi italiani più recenti e interessanti di public engagement in questo ambito è la web serie “The shifters”, una modalità scelta dall’Università di Cagliari per raccontare la sua ricerca in modo innovativo e accattivante.

La miniera del web

L’accesso al web ha reso disponibile una quantità straordinaria di contenuti, ma anche di strumenti di facile utilizzo per abilitare la maggior parte delle persone a svolgere attività di comunicazione non facilmente disponibili fino a pochi anni fa. Conoscere, sfruttare e insegnare come utilizzare queste risorse può diventare una buona pratica per chiunque all’interno di un’istituzione abbia l’onere e l’onore di pensare nuove strategie comunicative per coinvolgere pubblici che, a loro volta, utilizzano quelle stesse modalità. Partire quindi dalla condivisione di un linguaggio comune per dialogare su temi scientifici complessi può contribuire ad accorciare le distanze e a rendere la comunicazione della complessità meno traumatica.

I social media come risorsa

Che la progettazione e la pianificazione di contenuti per i social (vi abbiamo già parlato di come fare comunicazione scientifica su Instagram) sia ormai parte integrante della strategia di comunicazione ed engagement di ogni tipo di istituzione è ormai un dato di fatto. E che questo sia richiesto esplicitamente da una cittadinanza sempre più abituata a cercare informazioni e spunti proprio dai social, influenzando lei stessa il tipo di contenuti proposti e la modalità, è altrettanto evidente a chi si occupa di comunicazione e divulgazione scientifica.

Ugualmente essenziale è, per chi svolge questo mestiere, lo studio e la conoscenza delle potenzialità dei social media e dei blog scientifici come mezzi per una efficace divulgazione scientifica e delle caratteristiche che li rendono più o meno adatti a seconda degli scopi comunicativi e del target di riferimento. Un set di conoscenze spesso molto compreso e valorizzato nel settore privato, meno in quello pubblico, dove la formazione e l’aggiornamento su questi temi è ancora lasciato alle velleità del singolo e i social vengono percepiti come luogo di svago, piuttosto che di condivisione del sapere.

La situazione di attuale pandemia ha messo in luce una straordinaria potenza di adattamento che non ha fermato la comunicazione scientifica, ma ne ha incentivato la crescita, con nuove iniziative e nuove idee, grazie ad un set di strumenti alla portata di tutti. La sfida è stata aperta proprio da questa particolare situazione, in cui una efficace comunicazione della scienza si è rivelata più che mai necessaria, e da cui è possibile trarre importanti spunti e insegnamenti anche per le istituzioni stesse, che le portino a valorizzare sempre di più la risorsa più preziosa che hanno: la condivisione della conoscenza.

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