
16 Dic 2020 Comunicare i dati della pandemia di COVID-19
Comunicare i dati della pandemia in modo semplice e rigoroso non è affatto facile, soprattutto se ci si rivolge a un pubblico ampio e di non esperti. Un linguaggio chiaro, che non dia nulla per scontato, il richiamo di alcuni semplici concetti matematici e statistici, e il corretto utilizzo dei grafici sono i giusti ingredienti per una corretta informazione scientifica sul coronavirus.
Da quando il nuovo coronavirus ha cominciato a diffondersi in Italia e in Europa, improvvisamente ci siamo trovati immersi in una comunicazione monotematica, fatta di numeri e dati trasmessi, giorno dopo giorno, per descrivere l’andamento epidemiologico del nostro Paese. Si tratta dell’ormai famoso bollettino del Ministero della Salute e della Protezione Civile, che dal 24 febbraio 2020 arriva puntuale, ogni giorno, tra le 17 e le 18.
Ma comunicare i dati della pandemia di COVID-19 non è affatto semplice. Nel trasmettere ogni giorno il dato nudo e crudo, il rischio è quello di generare l’effetto “montagne russe”: un giorno i contagi salgono e l’epidemia peggiora, un altro scendono e allora le cose migliorano. Purtroppo le cose sono ben più complicate di così e spesso i media, nel comunicare i dati sul coronavirus, a causa di una eccessiva semplificazione non riescono a trasmettere tale complessità.
In questi mesi il team del progetto Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, si è quotidianamente immerso nell’analisi dei dati della pandemia e nella loro divulgazione, cercando di cogliere tutta la complessità che portano con sé e provando ad essere semplici nel comunicarli, senza ricorrere però a semplificazioni. Per farlo, ad esempio, non abbiamo mai rinunciato all’utilizzo di grafici, consapevoli però che essi possano rivelarsi un’arma a doppio taglio se non spiegati in modo semplice e accurato anche a chi non possiede delle buone basi scientifiche.
Prima di parlare però di come comunicare i dati della pandemia di COVID-19 è necessario partire proprio dal bollettino quotidiano, per capire cosa abbiamo a disposizione e cosa invece no.
I dati del “bollettino coronavirus”
Ogni giorno il Ministero della Salute emana un aggiornamento sui casi COVID-19 con i dati aggregati provenienti dalle Regioni e dalle Province Autonome. Il bollettino contiene:
Ricoverati con sintomi: si tratta del numero totale dei positivi al SARS-COV-2 ricoverati in ospedali con sintomi lievi, o che comunque non necessitano del ricovero in terapia intensiva.
Totale ricoverati in Terapia Intensiva (TI): è il numero totale di posti letto di TI occupati da pazienti positivi al SARS-COV-2.
Ingressi del giorno in Terapia Intensiva: è un dato che viene trasmesso solo dal 3 dicembre 2020 e indica il numero di pazienti COVID-19 che quotidianamente entrano nei reparti di TI.
Isolamento domiciliare: è il numero di persone positive al SARS-COV-2 che non necessitano di cure ospedaliere e si trovano in isolamento presso il loro domicilio, in attesa del tampone che ne verifichi la guarigione.
Totale attualmente positivi: è il numero totale di persone attualmente positive al SARS-COV-2, dato dalla somma tra i positivi ricoverati con sintomi, quelli ricoverati in TI e quelli in isolamento domiciliare.
Dimessi/Guariti: è il numero di pazienti dimessi dagli ospedali, o perché non necessitano più di cure ospedaliere e quindi vengono isolate presso il loro domicilio, o perché ne è stata verificata la negatività attraverso il tampone; a questi si aggiungono coloro che terminano l’isolamento domiciliari.
Deceduti: è il numero totale di persone morte e risultate positive al SARS-COV-2.
Casi totali: è il numero totale di casi positivi al SARS-COV-2 riscontrati dall’inizio dell’epidemia attraverso i tamponi.
Incremento casi totali: sono i nuovi positivi registrati nelle ultime 24 ore attraverso l’analisi dei tamponi effettuati.
Totale persone testate: è il numero totale di persone a cui è stato effettuato il tampone dall’inizio dell’epidemia.
Totale tamponi effettuati: è il numero totale di test molecolari (i test antigenici/rapidi non vengono inseriti in questo conteggio) effettuati dall’inizio dell’epidemia. In questo numero ci sono anche i tamponi effettuati più volte ad una stessa persona.
Incremento tamponi: sono i nuovi tamponi testati nelle ultime 24 ore.
Meglio analizzare gli andamenti settimanali anziché i dati giornalieri
Ormai lo abbiamo capito, i dati giornalieri sono influenzati da fattori che ricorrono ciclicamente di settimana in settimana e che formano quello che viene definito un pattern, ovvero un andamento ricorsivo che si ripete nel tempo. Lo si vede benissimo dal Grafico 1 che rappresenta l’andamento dei nuovi casi positivi giornalieri nel corso di questa “seconda ondata”. Quello che si nota è che ogni lunedì (indicati nel grafico dalle frecce rosse) il numero di casi positivi registrati è minore sia dei giorni precedenti che di quelli successivi; ciò è dovuto al fatto che nel weekend si effettuano meno tamponi e quindi il lunedì ci sono meno test da effettuare. E se cala il numero di test effettuati è fisiologico che cali anche il numero di casi positivi riscontrati.

Grafico 1: andamento casi positivi giornalieri
Allo stesso modo si vede bene come il picco dei contagi registrati settimanalmente si registri quasi sempre il venerdì o il sabato, giorni in cui vengono processati più tamponi. Appare quindi evidente che, di fronte a un andamento ricorsivo di questo tipo, comunicare i dati giornalieri rischia di essere fuorviante oltre che inutile, se non inseriti in un contesto “storico” come quello mostrato nel grafico.
Una migliore percezione dell’andamento epidemiologico ci è restituito invece dagli andamenti settimanali, sia se si lavora sui dati cumulativi (sommando cioè i dati registrati nel corso di un’intera settimana), sia lavorando sulle medie settimanali (ovvero facendo la media dei dati registrati nei singoli giorni di una stessa settimana).
La Tabella 1 riporta i casi positivi e i deceduti registrati su base settimanale da inizio settembre, e il rispettivo incremento (o decremento) percentuale rispetto alla settimana precedente. Dalla tabella è facile notare come la diffusione del virus in Italia abbia subìto una forte accelerazione dalla fine di settembre in poi, raggiungendo un tempo di raddoppio esponenziale dei casi di circa 7 giorni per tutto il mese di ottobre (lo si vede dagli incrementi settimanali vicini o pari al 100%), per poi rallentare la crescita tra la fine di ottobre e la metà di novembre e iniziare la diminuzione dei casi a partire dalla terza settimana di novembre in poi, con incrementi percentuali settimanali negativi.
Con altrettanta chiarezza è possibile vedere il maggiore tempo necessario affinché sia possibile rilevare gli effetti delle misure di contenimento adottate sul numero dei deceduti. Questi infatti, a differenza dei casi positivi, hanno cominciato a decrescere dalla seconda settimana di dicembre, con circa 20 giorni di ritardo rispetto ai contagi.

Tabella 1: casi positivi e deceduti registrati su base settimanale da inizio settembre, e il rispettivo incremento (o decremento) percentuale
I grafici aiutano, se usati bene
L’utilizzo di grafici, dashboard e infografiche può certamente aiutare la comunicazione e la comprensione dei dati. Il data journalism, che applica gli strumenti della matematica e della statistica a quelli classici del giornalismo, ha subìto una forte accelerazione proprio nel corso di questa pandemia, con le redazioni di tutti gli organi di stampa che improvvisamente si sono ritrovate a dover parlare tutti i giorni di dati e di scienza.
I grafici sono però un’arma a doppio taglio e bisogna saperli maneggiare con cura. Se poco chiari, confusi, troppo complessi o non spiegati bene possono generare un effetto repulsivo in chi, spaventato di fronte ad una curva su un piano cartesiano, volge lo sguardo da un’altra parte convinto di non poter capire. Quando si vuole descrivere un grafico ad un pubblico ampio e generico, di non specialisti o non “addetti ai lavori”, non bisogna mai dare nulla per scontato .
All’interno del progetto Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche, a partire dal mese di marzo ho dato vita a una serie di video quotidiani di analisi sulla situazione epidemiologica italiana e mondiale. I video, condivisi tutti i giorni anche dall’ANSA, si sono caratterizzati come un format del tutto innovativo, che sostituivano o affiancavano gli articoli di analisi prodotti anche dalla nostra redazione sullo stesso tema. I video, tutti reperibili sul canale Youtube del progetto, sono ricchi di grafici di ogni tipo, tutti spiegati con estrema cura e attenzione, con l’intenzione di rendere i dati epidemiologi fruibili, chiari e comprensibili anche a chi a scuola ha odiato la matematica e la statistica.
Ecco un elenco di importanti elementi necessari affinché un grafico possa non solo essere ben rappresentato, ma anche ben comunicato e quindi compreso da chi ascolta:
- Deve essere sempre chiaro che cosa rappresentano gli assi cartesiani, o con una legenda o attraverso il titolo del grafico, o con apposite etichette. Guai a dare per scontato che il lettore (o l’ascoltatore) ci possa arrivare da solo.
- Nel descrivere un grafico, quando si parla di ascissa è sempre bene specificare “asse x” e quando si parla di ordinata “asse y”. In questo modo si richiamano alla mente concetti della matematica basilari, ma spesso dimenticati.
- Nel corso della pandemia tutti hanno dovuto di nuovo familiarizzare con i grafici in scala logaritmica, ideali per rappresentare andamenti esponenziali. Ma siamo certi che tutti sappiano che cosa siano un esponenziale e un logaritmo, e quindi perché un andamento esponenziale su una scala logaritmica è rappresentato da una retta? Direi di no, per questo è necessario spendere del tempo per spiegarlo bene e richiamare alla mente concetti matematici per molti ormai sepolti.
- Attenzione a rappresentare più curve sullo stesso piano cartesiano. Certamente a volte è molto utile e interessante farlo, per ragioni di spazio o per confrontare visivamente dati diversi tra loro. Ma per chi non è abituato a lavorare sui grafici, la rappresentazione sovrapposta di più curve rischia di mandare in tilt il cervello, soprattutto se si utilizza un doppio asse y (sinistro e destro) come a volte accade.
Buoni esempi di comunicazione dei dati sul coronavirus
Come ho detto in precedenza, la pandemia ha costretto le redazioni degli organi di stampa di tutto il mondo a doversi confrontare ogni giorno con i dati epidemiologici, spesso senza avere una redazione scientifica al proprio interno.
Le testate giornalistiche che meglio di altre hanno, secondo me, affrontato il problema del come comunicare i dati della pandemia di COVID-19, sono state quelle che hanno deciso di rivolgersi ad esperti esterni al giornale: epidemiologi, virologi, statistici, fisici, matematici, comunicatori e divulgatori che meglio di giornalisti meno qualificati dal punto di vista scientifico hanno potuto raccontare i dati sul coronavirus.
Tra queste, sono tre le redazioni che mi sento di citare per il modo in cui hanno saputo coinvolgere gli esperti e tramite loro raccontare la pandemia:
- il canale Scienza & Tecnica dell’ANSA e Open, il giornale online fondato da Enrico Mentana, che ogni giorno si sono affidate a figure esperte per il commento dei dati;
- Sky Tg24 con la trasmissione “I numeri della pandemia” in onda tutti i giorni alle 17:30, ricca di contributi grafici sui dati epidemiologici, commentati dalla presenza di due esperti invitati in trasmissione;
Ci sono poi i progetti di analisi e ricerca, di informazione e divulgazione scientifica costruiti dal basso in tempo di pandemia, proprio come Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche. Tra gli altri, una citazione d’obbligo è per un altro progetto nato su Facebook: si tratta della pagina Analisi Numerica e Statistica Dati Covid-19, gestita da un gruppo di cinque astrofisici, che fornisce analisi molto accurate sui dati epidemiologici. I contenuti della pagina non possono sempre definirsi divulgativi; spesso anzi sono alquanto tecnici ma estremamente preziosi per chi, come me, voglia attingere ad analisi statistiche accurate proprio per poterle poi divulgare in modo semplice e accessibile a tutti.
Mettiamo in pratica quanto detto: analisi dati COVID-19 aggiornata al 15 dicembre 2020
Se è corretto quanto finora detto in questo articolo, allora guardare ai dati del singolo giorno ha ben poco senso, meglio osservare l’andamento dell’ultimo periodo. Dal Grafico 2 elaborato dalla piattaforma COVIDSTAT, un progetto curato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), che rappresenta l’andamento dei casi positivi giornalieri, si vede come purtroppo la velocità di discesa dei contagi abbia subìto una brusca frenata nell’ultima settimana, muovendosi quasi in orizzontale.

Grafico 2: andamento casi positivi giornalieri (fonte: COVIDSTAT – INFN)
Il rallentamento nella riduzione dei contagi è rappresentato anche dal Grafico 3 che mostra l’andamento del parametro Rt in funzione del tempo. Il Reproduction Number indica il numero medio di persone che un infetto è a sua volta in grado di contagiare: se maggiore di 1, l’epidemia è in espansione; se minore di 1, l’epidemia è in contrazione. Come si vede dal grafico, Rt a livello nazionale è al di sotto del valore critico 1 dal 22 novembre, ma anche in questo caso da qualche giorno la decrescita è rallentata fino addirittura a terminare, e quello a cui si assiste è un’inversione della curva che accenna ad una risalita. Il valore di Rt registrato il 15 dicembre è infatti di 0,80, quello registrato il giorno prima era di 0,79.

Grafico 3: andamento del parametro Rt a livello nazionale (fonte: COVIDSTAT – INFN)
Si tratta dell’inizio della terza ondata? È presto per dirlo e solo i dati dei prossimi giorni e delle prossime settimane potranno dircelo. E come sempre, saranno i nostri comportamenti, uniti alle misure di contenimento stabilite dal Governo, a fare la differenza.
Autore

Fisico di formazione, comunicatore scientifico di professione. Mi occupo di scienza, tecnologia, innovazione, e aiuto a comunicarle bene.
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